Se l’avesse enunciato un filosofo presocratico, si sarebbe forse chiamato così.
Circola (di nuovo) la bufala delle bare economiche targate ikea: in realtà il prodotto è stato inventato e commercializzato da un industriale di Biella (pare): la realtà insegue, e a volte supera, il fake.
Qual è il paradosso?
L’economicità della bara in questione, come di molti prodotti ikea, dipende dal fatto che te li monti da solo, cioè che, per ottenere il prodotto finale, regali “tempo di lavoro” alla fabbrica: si tratta in sostanza di una versione aggiornata e corretta della classica produzione di plusvalore; il tempo di lavoro supplementare non te lo ruba più il padrone con la forza, sei tu che lo regali liberamente e allegramente. Logica di base del “self-” neoliberale.
Allora che cosa dirà il nostro Zenone Anacronistico?
“Dato il top manager A, che si costruisce la sua bara economica, il costo finale della stessa bara sarà infinitamente maggiore di quello della bara di lusso che l’operaio B ha acquistato in un negozio specializzato.”
E non serve a nulla eccepire, introducendo variabili tipo: ma si tratta pur sempre di tempo libero; ma la persona ricca non si comprerà mai una bara economica da montare; ma chi ha pochi soldi ne trarrà comunque un vantaggio “oggettivo” ecc.
Il paradosso resiste, perché la sua qualità principale è di porre domande inossidabili.
Guardando il video qui sotto, non si può tuttavia non pensare al vecchio adagio di Hölderlin: “E ce ne andiamo tutti in una semplice scatola”.
A volte i poeti sono i pubblicitari del futuro.