Action30 è un gruppo di ricercatori e artisti che indaga sulle nuove forme di razzismo e fascismo attraverso l’analogia con gli anni ’30 del secolo scorso. Alla ricerca di una via di fuga tra la trasmissione accademica del sapere e lo spettacolo come semplice entertainment, il collettivo sperimenta dal 2005 forme ibride di trasmissione e condivisione della cultura, intervenendo in ambiti diversi: produzione editoriale, realizzazione di mostre, performance, spettacoli, videoclip e cortometraggi, proposta di “situazioni didattiche” (conferenze, seminari, interventi in istituti scolastici e universitari, workshop).
Blob-filosofia è il termine coniato dal collettivo per indicare il suo stile di ricerca e la “tradizione” cui fa riferimento. Blob, che in inglese significa una massa priva di forma, è il nome della creatura informe e gelatinosa, giunta sulla Terra all’interno di un meteorite, protagonista di alcuni film dell’orrore. È anche il titolo di una trasmissione televisiva, in onda su Rai3 dal 1989. Montaggio di frammenti “rubati” nel flusso televisivo, questo programma permette di fare una scoperta, al tempo stesso, semplice e decisiva: quella che è ancora possibile porsi domande, ossia fare l’esperienza del pensiero, senza fuoriuscire dall’oceano mediatico in cui siamo immersi.
Con il termine blob-filosofia, il collettivo Action30 intende uno stile di ricerca, insieme critica e creativa (perciò bisogna parlare al tempo stesso di blob-arte), basato su un doppio gesto. In primo luogo, bisogna sospendere le gerarchie, facendo in modo che non esistano più oggetti, linguaggi o saperi dotati per principio di un “valore” superiore rispetto agli altri. In questo modo, tutto acquisterà lo stesso “diritto” a essere usato nella ricerca. Grazie a quest’operazione egualitaria o di livellamento, il tavolo da lavoro del ricercatore, come nel flatbed picture plane di Robert Rauschenberg, si riempie di una molteplicità eterogenea di “documenti” (nel senso della rivista “Documents” diretta da Georges Bataille), indifferentemente colti e pop, passati e attuali, che potranno essere mescolati e rimescolati a piacimento. Il secondo gesto consisterà appunto nella possibilità di operare, per associazione o analogia, degli assemblaggi inediti di tali materiali: “montaggi” capaci di produrre shock e di elettrizzare il pensiero. Il blob si articola così con la filosofia: lo stupore che stimola la domanda e la riflessione. Il collegamento tra l’informe e la filosofia potrebbe lasciare perplessi. Quando tuttavia si svolge una ricerca, la molteplicità, l’eterogeneità, l’imprevedibilità del percorso e della scoperta sono condizioni, non solo favorevoli, ma persino auspicabili.
Oltre all’informe di Bataille e al rizoma di Deleuze-Guattari, tra i presupposti culturali del collettivo ci sono le genealogie di Michel Foucault come montaggio tra le ricerche storiche e le lotte attuali; i montaggi poetico-politici di Bertolt Brecht (l’Abicì della guerra) e di Pier Paolo Pasolini (la Rabbia); il caotico tappeto d’immagini su cui camminava nel suo atelier il pittore Francis Bacon; il collage citazionistico di Walter Benjamin; la “zuppa d’anguilla” con cui Aby Warburg definiva la propria scrittura saggistica e le tavole del suo progetto incompiuto Bilderatlas Mnemosyne; le pagine piene di salti di registro e sbalzi di tensione di alcune opere di Denis Diderot (Il nipote di Rameau, Jacques il fatalista). È come se il collettivo, procedendo nella sua ricerca, costruisse mattone dopo mattone la propria tradizione. Una tradizione “elettiva”, che appare sempre un po’ a posteriori, e che si presenterà quindi, essa stessa, come un blob eterogeneo, frammentario e disperso.
Per un approfondimento dei presupposti culturali di Action 30: L’informe, il rizoma, il blob. Per un divenire minore della filosofia