Tutto è nel taglio del gladio, che sopravvive riattivandosi nello strappo dell’immagine.
Detto questo la novità è la cornice, ossia la campagna di salute pubblica: “Stili di vita corretti. Per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità”. Quindi un’analisi corretta dovrebbe tener conto della nuova razionalità bio-economica (neoliberale) e del suo sostrato etico-estetico (tutto il discorso sugli stili di vita e più in generale la “cura di sé” di stampo neoliberale), che sono alla base della riproposizione del vecchio dispositivo razzista, e considerare attentamente la sovrapposizione tra vecchio e nuovo.
Action30 ha cominciato a fare questo lavoro di ricerca diversi anni fa (cfr. L’uniforme e l’anima, indagine sul vecchio e nuovo fascismo 2009, in particolare il nesso tra biofascismo, microfascismo e self-racism), quando più o meno tutti i professori di biopolitica, oltre a diffidare dell’uso del termine “fascismo”, snobbavano la questione del razzismo. E questo nonostante Foucault avesse detto chiaramente, nel lungamente chiosato e saccheggiato corso “Bisogna difendere la società”, che è proprio il razzismo a far quadrare il cerchio tra biopolitica e tanatopolitca; ossia a rendere logicamente giustificabile e praticamente funzionale il paradosso secondo cui la protezione della vita e del benessere del corpo sociale si collega circolarmente con l’esigenza di uccidere o di esporre alla morte tutte quelle forme di vita che sembrano minacciarlo dall’interno.
Poi c’è l’aspetto, non meno importante, che riguarda lo statuto e l’uso delle immagini nell’epoca del “reality”, ossia di quella perfetta fusione della realtà con il suo spettacolo che fa saltare il tradizionale sistema di opposizioni binarie, a cominciare da quella tra la realtà e la finzione. Con buona pace delle riprese sublimanti della lezione di Aby Warburg, le immagini non migrano solo da un’epoca all’altra (in senso longitudinale, come la famosa Ninfa che irrompe per esempio nel quadro del Ghirlandaio), ma anche, in particolare nell’epoca del reality, da una campo all’altro (in senso sagittale), cambiando allegramente statuto e valore d’uso, e determinando tutto un regime d’interscambiabilità generalizzata, tanto opaco quanto potente e temibile. Disponibilità illimitata e confusione oceanica delle immagini.
Non sorprende allora che le immagini stock usate per la campagna del Ministero della salute per sensibilizzare la popolazione al problema della sterilità e dell’infertilità, siano state precedentemente utilizzate in altre occasioni: per una campagna Usa contro la droga e per una struttura dentistica. L’unica cosa che dovrebbe sorprenderci è la tirannica banalità di questi ready-made da quattro soldi.
Ricordiamo infine che non è la prima volta che le istituzioni si esibiscono in simili performance di “pubblicità regresso”, che forse sarebbe più corretto definire dei lapsus catastrofici. I lapsus, infatti, se solo avessimo voglia di prenderli sul serio invece di riderci su per esorcizzarli, hanno sempre un acuto senso “politico”.